martedì 15 settembre 2015

HEMA, ovvero, come acquistare vestiti per nani su un sito olandese aiutandosi con Google Translate


Fosse per me, Puzzicchio lo vestirei solo a righe e stelline. Quando sarà grande vedrà le foto di come lo vestivo e mi denuncerà, ma per ora decide la mamma!

HEMA è il mio più grande spacciatore di righe e stelline, ci sono passata per caso quando eravamo in vacanza a Bruxelles e cercavamo un lenzuolino per il lettino del bimbo, e ne abbiamo trovato uno (con le stelline!) per meno di 5 eurini. 

HEMA è una catena olandese che nasce come negozio popolare, tipo l'Upim da noi, con la differenza che, oltre ai prezzi bassi, mantiene anche una qualità discreta e una buona attenzione al design dei prodotti. 


Per dire, i prezzi sono uguali alla linea basic di H&M, ma la qualità e la varietà sono superiori.

Con l'ultimo ordine ho comprato 6 body, 5 maglie a maniche lunghe, 3 felpine, 2 pigiami e una cuffia per la modica cifra di 100 €.



     
HEMA ha negozi in Olanda, Belgio, Francia, Inghilterra e vende online in tutta europa.
Unico problema: si possono fare acquisti online solo dal sito olandese. Che, ovviamente, è scritto in olandese. E quindi? Via di google translate! Tipo, body si dice "rompertjes", facile, no??

Qui si trovano i vestiti per nani piccoli:

Qui per nani un po' più grandi:

E qui per nanette grandi:

Due consigli:

1. In generale vestono poco, quindi conviene sempre prendere taglie più grandi (esempio: i body 86-92 sono un po' più lunghi degli 86 di H&M, i 98-104 sono di poco più lunghi dei 92 di H&M, le magliette 86 sono un po' più corte delle 86 di H&M..)

2. Quando il pacco viene spedito danno un numero per poterlo tracciare, ma facendo la ricerca il sito del corriere non trova nulla. Entro una settimana di solito arriva tutto. 

Buoni acquisti!!


lunedì 14 settembre 2015

Bambino, se non ti sposti ti schiaccio come una frittella

Ci sono una serie di cose al mondo che un bambino deve scoprire il più tardi possibile.

Per quanto mi riguarda, queste cose sono:

  • il carnevale;
  • la musica per bambini;
  • le feste di compleanno (soprattutto quelle degli altri);
  • il parco giochi.
Sulle prime tre ancora ci siamo, sull'ultima, ahimè, ho ceduto.

In quei weekend in cui non ci si muove dalla città, non posso certo tenere il piccolo Puzzicchio rinchiuso in casa. Ha bisogno di sfogarsi, correre, stancarsi (così poi mangia e dorme).
E cosa c'è di meglio del parco?
Che, per carità, i parchi sono anche carini, c'è il verde, ci sono i cagnolini, ci sono le giostrine, le panchine per le mamme..

Io però una cosa non sopporto dei parchi giochi: gli altri bimbi.
E spesso anche le altre mamme.

Situazione:
Scivolo con scaletta e ponte. Bambini di età diverse, ovviamente il mio è il più piccolo. Salgono e scendono a turno senza troppi problemi. Bambine e bambini misti italiani e stranieri, tutti mediamente gentili e rispettosi del nano più piccolo.

Svolgimento:
Arrivano due mamme con quattro bambini: polo, occhiali da sole (sia bambini che mamme), corrono verso lo scivolo urlando, cominciano a travolgere tutti.
Puzzicchio sta percorrendo il ponte camminando piano, come un bambino di due anni, giustamente, dato che ha due anni.
Arriva il bambino di corsa dietro di lui e gli dice "bambino piccolo, spostati, se no ti schiaccio come una frittella".
Sua madre lo sente e.. ride! Eh certo! Anzi, ripete la frase per sottolinearne la genialità: "ti schiaccio come una frittella!!".
Secondo giro, di nuovo il bambino ripete la frase, e aggiunge: "se non ti sposti ti do una pedata che vedi".


  1. Alternativa uno: madre denaturata risponde al bambino "tu dagli una pedata e io ti stacco un braccio e ti ci meno"
  2. Alternativa due: madre denaturata sta zitta e porta Puzzicchio a giocare da un'altra parte
  3. Alternativa tre: madre denaturata tira una pedata preventiva all'altra madre.


Purtroppo ho scelto la due.

Epilogo:
Rimangono a giocare su quello scivolo solo i quattro bambini polo-rayban. Tutti gli altri si spostano verso le altalene. Ad un certo punto Puzzicchio decide di tornare sullo scivolo, gli altri bimbi salendo le scale lo spingono e lui corre da me piangendo platealmente.
Gli dico ad alta voce "hai ragione, i bimbi CATTIVI ti hanno spinto, non si può più giocare sullo scivolo, andiamo a casa"
E ce ne andiamo.

IO ODIO IL PARCO GIOCHI


venerdì 4 settembre 2015

Lo stomaco

Se pubblicare quella foto fosse giusto o sbagliato, non lo so.
Se sia solo un modo dei giornalai sciacalli per vendere la loro rivista, o se sia un'immagine necessaria e veramente destinata a cambiare il corso della storia.
Quello che so è che è un pugno allo stomaco. Non passa, la vedi 3, 4, 5 volte, il risultato non cambia. Un pugno nello stomaco. Perché quello che vedi è tuo figlio.
E se non hai figli, no, non fa lo stesso effetto. Ti può commuovere, ti può far pensare, ma non ti strappa le budella.
Ed è per questo che c'è comunque gente in grado di scattare quella foto, scegliere lo scatto tra tanti, stamparla, farci una copertina, farci un'opera d'arte. Fare tutto questo riuscendo a mangiare e dormire il giorno dopo. Io no, io non ce la farei.
Ho scoperto che avere figli significa anche questo.
Non riuscire più a guardare film o serie tv in cui succede qualcosa ad un bambino. Non sopportare più la finzione, figuriamoci la realtà.
Perché la verità è che, alla fine di tutto, l'unica cosa che veramente conta al mondo è l'abbraccio stretto delle sue braccine minuscole, e nient'altro.

mercoledì 2 settembre 2015

Mi ha fatto piacere vederti, la prossima volta mi piacerebbe anche parlarti

Il primo effetto collaterale che ho notato da quando ho un figlio è che metà cervello se ne è andato a spasso. Più che a spasso, metà cervello è costantemente concentrato sulla peste e su quello che sta facendo.
Impossibile seguire un servizio di telegiornale, figuriamoci una serie tv. Impossibile riuscire a partire o anche solo uscire di casa senza aver dimenticato metà della roba.
Se il piccolo Puzzicchio è nei paraggi è praticamente impossibile che io riesca a sostenere con chiunque una conversazione più lunga di "ciao, come va, io bene, sono un po' stanca". Manco il tempo di dire approssimativamente queste parole, che immediatamente scatta l'urlo da passeggino fermo (acuto molto simile a quello di un pipistrello della frutta) oppure, in spazio aperto, la rincorsa al bimbo con la mano dietro la testa per evitare che cada - sbatta - prenda cose - si faccia male.
No, non sono assolutamente la madre apprensiva, almeno per queste cose. Lo lascio arrampicarsi, strisciare, rotolarsi nella polvere, spesso sotto lo sguardo stupito e schifato delle altre mamme (evidentemente non denaturate).
Oggi ad esempio, in mezz'ora di bar con le amiche, è riuscito a farsi calpestare da una signora che entrava, cadere in terra senza motivo apparente, penzolarsi come una scimmia dal corrimano, rovesciarmi il succo di frutta addosso. Devo dire che però si è divertito.
Io un po' meno.
L'unica cosa che siamo riuscite a dirci, in quattro amiche ciascuna con un figlio di due anni, è stato "per fortuna che la settimana prossima ricomincia il nido".
Teniamo duro.